In atto il fallimento di tutte le banche italiane. Mandanti ed esecutori

In atto il fallimento di tutte le banche italiane. Dietro la crisi Mps, Unicredit ed Intesa San Paolo, si cela un attacco all’intero sistema bancario italiano, e non solo. Ecco i retroscena. La vera ragione della tempesta perfetta, che ha messo in ginocchio le banche italiane sta in Germania, ed ad un indirizzo preciso: la Bundesbank. A comprendere meglio, ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri della School of European Political Economy, che spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e da lì stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi. Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano, e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci, e l’introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. I sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro. Così un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull’assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento: attenzione ristrutturare il debito “a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l’allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”. Insomma l’assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l’imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito. La morale del messaggio dei “saggi” della School of European Political Economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l’uno dell’altro, tanto meno di noi. Ma è proprio per questo che l’Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l’Unione.

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