La natura non è impazzita, è solo lo stato italiano

di Roberto Casalena

In Italia esistono 521 “grandi dighe” in funzione, altre 6 grandi dighe non sono al momento utilizzate, e 5 sono in fase progettuale o di costruzione, per un totale di 532 grandi dighe. Questi sono dati che non trovate da nessuna altra parte in quanto li ho ricavati io da una serie di dati xls.
Ho calcolato l’eta’ media delle 521 grandi dighe utilizzate.
Se si considera l’anno di fine lavori l’eta’ media delle grandi dighe in funzione è pari a 67.4 anni, mentre se si considera l’anno di inizio lavori è pari a 72.2 anni. Del resto solo 17 grandi dighe sono state costruite dopo il 2000. Come se non bastasse ci sono all’incirca altre 10,000 dighe “minori” che hanno un enorme impatto sull’ambiente.
Per finire a tutto questo è da aggiungere un numero difficile da stimare di traverse di derivazione, grandi e piccole, tombamenti, e altri metodi di gestione e modifica dei corsi d’acqua.

Quindi non stiamo avendo a che fare con la furia della “natura”, di un clima impazzito, ma con uno Stato impazzito.

Stiamo raccogliendo i frutti di Decreti regionali, comunali, enti locali di tutti i tipi, enti nazionali per ogni palato, che nel corso dei secoli hanno pianificato, programmato, certamente profondamente modificato il territorio.

Oppure di mancati decreti e provvedimenti.

Quel territorio che nella Costituzione italiana è diventato intoccabile, quei panorami “sacri” hanno la firma di un impiegato comunale, e se anche fossero tuttora come la natura li ha fatti, si deve ricordare che la natura è  in continuo cambiamento.
Lo status quo che si vuole preservare non è idillico e ben regolato, non rappresenta un’intoccabile convivenza tra uomo e natura: è piuttosto il risultato di una serie di cambiamenti che un funzionario ha approvato e modificato in base a certi interessi.
Viviamo in una nazione modificata e martoriata e che nulla che fare con lo stato “naturale”.
Un comune fa una certa modifica, la Regione ne fa un’altra e la Regione accanto una terza: il risultato finale potrà mai essere positivo?
Cosa si vuole “preservare”?

Tornando al tema iniziale delle dighe: sento dire che per combattere la siccità se ne devono costruire altre. Prima di auspicare una cosa del genere ricordate che queste modifiche al territorio vengono fatte per forzare l’acqua in certe direzioni “politicamente favorevoli”, ovvero alla grande industria alimentare e non solo.
Nel Belpaese abbiamo una rete di distribuzione che perde oltre il 35% dell’acqua immessa, dighe vecchissime, manutenzione dei corsi d’acqua inesistente.

Conseguenze della natura?
Si, della natura umana.

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