Non posso non piangere per lo stato i cui è ridotta la città di Roma nella periferia come nelle parti centrali Non mi soffermo sugli aspetti esteriori che pur vediamo tutti ,a cui il nuovo sindaco sta cercando di porre riparo ,ma vorrei cogliere i veri motivi che hanno portato alla degrado di una città ,i quali riguardano problemi di cultura sociale e istituzionale giuridica.
Nel dopoguerra non si parlava d’altro che delle baracche esistenti tra il fango. Ne esistevano un gran numero ampiamente descritte da Franco Ferrarotti: a Porta Furba al Mandrione al borghetto Latino ,alla borgata Gordiani, a Villa Glori a Pietralata a TorMarancia, al Trullo, a Primavalle. Si parlava dei problemi degli sfollati, dei senza tetto, degli immigrati, dei disoccupati, degli ambulanti ,del commercio abusivo e selvaggio, del lavoro nero, della sicurezza, della droga e delle scuole. Per qualche decennio negli anni settanta ed ottanta si era cercato di razionalizzare i processi. La legge ponte: Il piano casa, l’ istituzione delle regioni, i piani territoriali. Si erano costituite le venti Circoscrizioni. Si erano attuati i due piani per l’edilizia economica e popolare, si era razionalizzato il commercio e contingentata la grande distribuzione. Si erano in fine regolate le somministrazioni di bevande, le licenze dei taxi e delle auto o a noleggio, quelle dei chioschi dei giornali. Tutto ciò fino a quando alcuni scienziati e strateghi di sinistra come Prodi,Bassanini e Bersani in nome di una liberalizzazione anti corporativa hanno fatto saltare tutte le regole, ed hanno svenduto un paese. La direttiva Bolkestein ha contribuito a far fallire un gran numero di piccole attività.
E da allora che le cose sono precipitate.
Nel 93′ avevo coordinato l’ultimo piano del commercio redatto a Roma ai sensi della legge 426 /71ed avevo pianificato tutte le aree di particolare interesse paesaggistico e che sarebbero poi state le fondaments del sistema delle aree naturali protette gestite da Roma Natura. Il degrado del centro storico era iniziato con la istituzione delle prime isole pedonali in assenza di un piano parcheggi e di un sistema efficiente di mezzi pubblici ,che ancora non è adeguato. Le Metropolitane sono rimaste quelle di allora Si è aggiunta l’armatura della città metropolitana disegnata su incarico della regione Lazio ai primi degli anni novanta dal Comitato tecnico scientifico per il Piano di struttura dell’area romana propedeutico alla città metropolitana è rimasto sulla carta. Solo le ruberie sono aumentate all’ennesima potenza. Del resto da allora distrutti i partiti della prima repubblica, da tangentopoli ed al pool mani pulite, a Roma si è annidata mafia capitale, a cui partecipavano soggetti di sinistra e di destra. La viabilità è ancora quella che fu rammodernata per le Olimpiadi del sessanta. La Sanità manca di presidi alla portata della gente.
Per la prima volta a Roma, chiusa Malagrotta non si trova ancora soluzione per l’emergenza rifiuti. Non esiste un inventario del patrimonio pubblico Edifici di proprietà pubblica sono occupati da decenni da extracomunitari. È necessaria una riorganizzazione complessiva della città metropolitana. Bisogna innanzitutto intervenire sul sistema amministrativo degli enti locali aggregando gli attuali quindici municipi in cinque o sei città autonome che abbiano la dimensione di 3-400 mila abitanti. Le nuove municipalità dovranno avere tutti i poteri attualmente concentrati nel Campidoglio. Ogni città autonoma deve avere il proprio sindaco ,il proprio consiglio comunale, i propri Uffici amministrativi. Bisogna rompere la dimensione elefantiaca di una Roma Capitale ,che è attanagliata da una burocrazia asfissiante ,che vieta tutto e non governa niente. Non e possibile che ancora oggi si debba andare all’ Eur al dipartimento per qualsiasi pratica urbanistica, anche per un immobile che sta in un diverso settore urbano, (a Pietralata come alla Storta, alla Cecchina come a Fidene, alla Selvotta come a Pian Casale, a Vitinia come a Fontana Candida ,a Centocelle, come a Dragona, alla Falcognana come a Tragliatella. Riorganizzare le periferie, dando contenuti alla rigenerazione urbana è un impresa ardua, che nessuno potrà affrontare finchè le leggi emanate a livello regionale resteranno confuse e contraddittorie. Tale mancanza di un quadro giuridico ed amministrativo rischia di far disperdere molte risorse del PNRR. Che cosa andrebbe fatto per risollevare Roma ed il suo territorio? -Adeguare la rete dei trasporti portando ovunque le metropolitane. -creare centralità che siano veri luoghi di relazione e di concentrazione di funzioni urbane. -creare un moderno sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti usando nuove tecnologie di riciclaggio e di produzione di energia. -Evitare le emissioni nocive. -Salvaguardare le falde idriche e proteggere le sorgenti. -Organizzare razionalmente il commercio e la logistica. -Potenziare e riordinare il sistema sanitario.
Come va ripensato un riordinamento. Amministrativo ?
I poteri del Campidoglio vanno trasferiti a nuovi municipi riorganizzati in città di 400.000 abitanti con piena autonomia di poteri. Va portata a termine una riforma amministrativa che istituisca la “regione metropolitana, che assuma i poteri della città metropolitana e delle province. Vanno costituite nuove municipalità di dimensione appropriata alla gestione dei servizi territoriali. Devono essere dati poteri speciali alla regione metropolitana abolendo definitivamente gli enti intermedi: le provincie e la attuale citta metropolitana (che coincide con la provincia di Roma) Va creata una Regione Metropolitana ,nella quale i servizi e le infrastrutture vengano gestite da apposite sul modello delle autorità di bacino.
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