Intesa SanPaolo capitale sociale nelle fauci del mercato. E’ la Banca più pericolosa d’Italia

Intesa SanPaolo. Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria italiana e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo il periodo, senza imbrogli e omissioni. I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati di 150, per complessivi 350 miliardi. E nonostante il governo continui ad essere vago e rassicurante la questione dei 3 maggiori gruppi bancari italiani, cioè Intesa San Paolo, UniCredit e Monte dei Paschi di Siena, relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso. E non da oggi ma dal 2011. Draghi parla di “fallimento”, con riferimento alla dichiarazione proferita dal numero uno della Bce, nel presentare gli stress test che saranno condotti sulle banche europee. La Bce ha lanciato a novembre l’asset quality review, la revisione della qualità degli asset per monitorare la solidità delle banche; l’esame dell’Eurotower durerà 12 mesi. Draghi è stato chiaro, affermando che alcune banche avranno bisogno di fallire. “Se devono fallire, dovranno fallire. Non c’è alcun dubbio su questo”, ha detto. L’agenzia di rating Moody’s lancia l’allarme sulle banche italiane. Saranno sotto esame i 15 principali istituti di credito. Si tratta di Banca Carige, Mps, Creval, Bper, Bpm, Popolare Sondrio, Popolare Vicenza, Banco Popolare, Credem, Iccrea, Intesa SanPaolo, Mediobanca, Unicredit, Ubi Banca, Veneto Banca. Nelle previsioni del “Credit outlook” di Moody’s, si parla di “impatto negativo” per le banche italiane che presentano indici di capitale deboli. Per gli analisti, le banche che presentano indici di capitale vicini o sotto la soglia dell’8% del Common Equity Tier fissato dalla Bce, incontreranno difficoltà nell’ovviare alle carenze di liquidità attingendo a risorse private. Di conseguenza “aumentano le probabilità di fallimento o intervento pubblico” per salvare gli istituti, con “perdite per i detentori dei bond junior”, dal momento che allo stato attuale delle cose “non esiste alcuna evidenza di una misura per bloccare eventuali deficit di capitale”.

Nell’ottica dei risparmiatori, la banca più pericolosa. Oggi, dopo la produzione industriale in Germania a novembre (+0,4% mese su mese), è da seguire il tasso di disoccupazione dell’Eurozona (previsione: 9,9%). Euro sopra 1,05 dollari. Banche in calo. S&P Global Market ha tagliato il rating su Intesa Sanpaolo a hold spesso entusiastici sono gli articoli come, del resto è stato per Unicredit, che poi si è scoperto avere grosse sofferenze e la necessità di un maxi aumento di capitale, che non si sa chi lo sottoscriverà. Invece sulla prima banca italiana c’è ben altro da dire. Ci limitiamo a segnalare solo alcuni casi che sono però solo la punta dell’iceberg. Intesa-Sanpaolo spinge una povera 92-enne malata di Alzheimer a vendere tranquilli e sicuri Btp Italia. perché? Per rifilarle un suo fondo comune e raschiarle così l’8% dei suoi risparmi. Intesa-Sanpaolo ha escogitato uno sconcertane “servizio di consulenza” con cui porta via il 3,9% a un povero ingenuo che sciaguratamente aderisce con 100 mila euro. Intesa-Sanpaolo si è addirittura inventata un finto museo. Il sedicente Museo del Risparmio dove adesca gli studenti delle medie superiori per raccontargli che i genitori devono sottoscrivergli un fondo pensione. Appare chiaro infatti l’impegno di Banca Intesa di rifilare ai clienti, in essere e potenziali, fondi, gestioni, polizze ecc. Insomma tutti i prodotti dannosi del risparmio gestito e della previdenza integrativa, costruiti al solo fine di portare via soldi ai risparmiatori, purtroppo legalmente, per poter elargire fior di milioni ai propri dirigenti. Oggi, non a caso, S&P Global Market ha tagliato il rating su Intesa Sanpaolo a hold. Suona il campanello d’allarme. Tra l’altro, è bene ricordare che la banca ha uno zoccolo duro costituito da Compagnia di San Paolo con il 9,340% del capitale, da Fondazione Cariplo (4,836%) e Fondazione C.R. Padova e Rovigo (3,305%) Il restante 82,519% del capitale è frazionato ed in mano al mercato, di cui nessuno ha quote superiori al 3%. Dal che si comprende che la banca potrebbe essere scalata in qualsiasi momento, da chiunque abbia il portafoglio gonfio, non certo dagli italiani, con tutte le conseguenze del caso. Tra l’altro il titolo sta perdendo colpi. Forse c’è chi già sta pensando a speculare dall’estero per mettere le mani sulla banca. In più,  Il dipartimento dei Servizi finanziari dello Stato di New York ha inflitto una multa di 235 milioni di dollari a Intesa Sanpaolo per aver “aggirato controlli antiriciclaggio per un decennio” in alcune transazioni con clienti iraniani, in violazione delle sanzioni Usa.

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