Il Fisco punta le cassette di sicurezza. Verifiche a tappeto nei prossimi mesi
Il prossimo obiettivo del Fisco sono le cassette di sicurezza, ove oltre un milione di italiani ha deciso di mettere “al riparo” i propri contanti dalle volatilità bancarie e dai pericoli insiti nel bail-in. L’Agenzia delle Entrate sarebbe infatti pronta per una verifica a tappeto sulle cassette di sicurezza detenute nelle banche. l’Agenzia, grazie alla normative riguardanti gli obblighi sull’archivio rapporti e l’antiriciclaggio, ha infatti a disposizione un censimento delle cassette. Infatti, la Banca d’Italia nel 2013 ha emesso un provvedimento che obbliga le banche a comunicare al Fisco informazioni relative alle cassette, perché riguarda un rapporto continuativo ai fini antiriciclaggio. E questo, ai tempi della voluntary disclosure 2 potrebbe diventare un punto debole per chi aveva soldi all’estero. Sulla carta avrebbe gioco facile nell’effettuare i riscontro tra chi risulta proprietario di una cassetta di sicurezza, e chi ha fatto sia la voluntary disclosure 1 sia lo scudo fiscale. Inoltre, le cassette di sicurezza italiane sarebbero nella quasi totalità dei casi occupate. E questo per via delle situazioni economiche attuali, e i rischi di bail-in: chi ha più di 100mila euro sul conto e rischierebbe di perdere soldi in caso di fallimento di una banca, ha preferito le cassette. Non è così facile ma la semplice ipotesi potrebbe determinare una fuga dalle cassette di sicurezza. Come spiega Ranieri Razzante, docente di Legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna e presidente dell’Aira (Associazione Italiana dei Responsabili Antiriciclaggio), «se passa anche il concetto che chi detiene una cassetta di sicurezza è un evasore non ci resta che scappare dall’Italia». Il censimento delle cassette è contenuto nei flussi che periodicamente le banche inviano all’Agenzia delle entrate. Questo significa che l’Agenzia e la Guardia di Finanza potrebbero effettuare una verifica su tutti i detentori di cassette. All’amministrazione finanziaria vanno comunicati il numero degli accessi che sono stati compiuti nell’arco dell’anno. Se considerati anomali o sospetti, i dati potrebbero dare il via alle indagini. E in caso di irregolarità le banche sarebbero passibili di reato.